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Un inedito percorso-racconto visivo ambientato a Venezia durante la Seconda Guerra Mondiale. La città e le sue componenti vengono descritte e interpretate attraverso una trentina di fotografie che appaiono come una realtà al contempo veritiera e illusoria, se non sostanzialmente onirica. Attraverso due distinti processi creativi (la realizzazione iperrealistica dei diorami che diventano un vero e proprio set e la successiva rappresentazione fotografica) Ventura offre allo sguardo una sorta di artificiosa e ben confezionata "bugia" che, con dovizia di dettagli, risulta tanto verosimile quanto lo sono gli elementi narrativi dal sapore tragico e desolante della guerra. Si tratta di una chiave sicuramente inusuale e poetica per raccontare una storia, in bilico tra sogno e realtà, tra cinema e teatro, tra fotografia e memoria collettiva. La vicenda si sviluppa nel 1943, sotto l'occupazione tedesca. Venezia è una città vuota e avvolta permanentemente da una sottile nebbia surreale che ne appiattisce i volumi e la tramuta in una sorta di quinta teatrale. Qui, un vecchio ebreo, ormai solo, appassionato di libri e "di automi", decide di costruirne uno, programmandone i meccanismi affinché in occasione dei pasti saluti il suo anziano commensale con un fragoroso" brindisi. Quando, nel dicembre dello stesso anno, inizia il rastrellamento del Ghetto, finalizzato alla deportazione dei pochi ebrei rimasti, l'uomo si trova a casa mentre sente arrivare la polizia a perquisire la sua abitazione...